Movimentazione manuale di carichi
In letteratura è ormai riconosciuto il legame tra attività di movimentazione manuale di carichi e rischio di traumi e malattie muscolo-scheletriche in particolare del rachide lombare.
Infatti la lombalgia è la prima causa di inabilità nella popolazione al di sotto dei 45 anni di età.
Il 20% degli infortuni lavorativi avviene a livello del rachide lombare in occasione di attività di sollevamento di oggetti pesanti, eseguite in modo imprudente.
Il NIOSH (National Institute of Occupational Safety and Health) pone tali patologie al secondo posto nella lista dei 10 problemi di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro.
In Gran Bretagna il 4% dei lavoratori cambia lavoro ogni anno per patologie della colonna vertebrale. Nei Paesi Scandinavi la media di assenza per lombalgia ogni 100 lavoratori è di 36 giorni. Per l’industria Statunitense i costi totali calcolati per tutti i casi di lombalgia vanno da 10 a 60 miliardi di dollari.
Tali nozioni hanno spinto la Comunità Europea a emanare specifiche norme che tendono a limitare, entro limiti accettabili, l’impiego della forza manuale nelle operazioni lavorative di movimentazione di carichi. Tali norme sono state recepite in Italia con il D. Lgs. 626/94 (titolo V e allegato VI).
Le affezioni muscolo-scheletriche sono di assai frequente riscontro nei lavoratori ospedalieri; infatti l’organizzazione del lavoro ospedaliero impone sia l’assunzione di posture fisse prolungate, sia il sollevamento e il trasporto di carichi.
Nel corso di queste operazioni di movimentazione infatti (in relazione alla postura assunta dal soggetto, al peso e alle dimensioni dell’oggetto movimentato, alla distanza che l’oggetto deve compiere) si determinano forze compressive sui costituenti anatomici del rachide lombare che possono condurre a microlesioni e lesioni delle strutture stesse.
Tra le diverse cause che possono indurre affezioni del rachide sono sicuramente implicate sia la struttura che l’organizzazione dell’ospedale sia la formazione del personale sanitario.
Per quanto riguarda la struttura infatti, l’errata progettazione dei locali e degli arredi potrebbe impedire o ostacolare il sollevamento o la movimentazione manuale corretta dei pazienti oppure non consentire l’impiego dei sollevatori meccanici qualora questi fossero disponibili. Inoltre i sollevatori meccanici dei pazienti allettati possono essere sottoutilizzati per insufficiente informazione o per scarsa formazione sul loro uso o per la tendenza, soprattutto per il personale più anziano, a non voler utilizzare nuove attrezzature, oppure per il precario funzionamento degli stessi apparecchi. Le situazioni più a rischio, sulla base della percezione dello sforzo degli operatori sono: sollevare il paziente dal letto ad una carrozzina, ruotare il paziente a letto, sollevare il paziente sul cuscino, alzare lo schienale del letto; operazioni che diventano particolarmente gravose nel caso di degenti che non possono collaborare come spesso accade nei reparti di riabilitazione, rianimazione, pronto soccorso, chirurgia ed ortopedia.
Le affezioni della colonna vertebrale interessano i tratti lombare, dorsale e cervicale e consistono in artrosi e ernia del disco.
La sintomatologia prevalente consiste nella comparsa di dolori accompagnati da impotenza funzionale.
La prevenzione primaria dei rischi da postura sul lavoro deve essere attuata in sede di progettazione degli impianti e degli arredi dei posti di lavoro tenendo presente in primo luogo le caratteristiche fisiche e psicologiche dei lavoratori piuttosto che quelle economiche e produttive. Ad esempio, occorrerebbe disporre di spazi liberi adeguati al fine di consentire un trasferimento agevole dei degenti. Sarebbe opportuno l’uso di letti regolabili in altezza, evitando comunque i letti bassi (inferiori a 50 cm) che costringono il personale a flessioni incongrue del busto. Sarebbe necessario disporre di sollevatori meccanici specifici per le diverse operazioni da effettuare sui degenti. Il personale sanitario deve essere adeguatamente formato alla corretta esecuzione delle manovre di sollevamento e spostamento e all’uso di sollevatori meccanici, adeguatamente informato sui rischi che l’esecuzione di queste manovre comporta per l’apparato locomotore.
Un’utile indicazione è quella di effettuare le operazioni di sollevamento divaricando gli arti inferiori e rendendo così la base di appoggio più ampia in modo da migliorare l’equilibrio della posizione. Nel riassetto del letto sarebbe opportuno appoggiare un ginocchio sul letto così da evitare abnormi sollecitazioni del rachide in flessione.
Quando si deve ruotare un paziente non collaborante nel letto è bene che l’operatore tenga un piede avanti ed uno indietro, fletta le ginocchia e afferri il paziente a livello del bacino o della scapola. Nel caso in cui il paziente debba essere spostato (ad es. su una carrozzina), si deve sempre allargare la base di appoggio e flettere le ginocchia inoltre occorre passare il braccio sotto quello del paziente ed afferrare saldamente gli arti superiori conserti dello stesso; è meglio se tale manovra (presa crociata) viene eseguita da due operatori uno da ogni lato.
Nel caso in cui il paziente è in grado di fornire un minimo di collaborazione è utile istruirlo ad eseguire adeguati sforzi di accompagnamento. Se il paziente non è in grado di assecondare lo sforzo è bene passare sotto il suo corpo un telo robusto e sollevarlo contemporaneamente in più persone per suddividere lo sforzo, oppure un operatore lo afferra sotto le spalle, un secondo al bacino ed un terzo alle ginocchia.
Per facilitare il trasferimento si può usare una barella che si deve posizionare trasversalmente rispetto al letto in modo che gli operatori non risultino impacciati nel movimento, o una tavola da situare parallelamente al corpo del paziente sul letto e sulla quale lo stesso viene trascinato.
I principi generali che possono essere impartiti ai lavoratori per prevenire danni e infortuni negli sforzi di spostamento sono: assicurarsi che il percorso da compiere sia sgombro da ostacoli e, se il suolo non è piano, assicurarsi che ci sia la possibilità di frenare. Usare calzature che offrono buona presa sul terreno. Nello spostamento di oggetti pesanti è preferibile spingere piuttosto che tirare; inoltre, per iniziare il movimento molto pesante, è preferibile mettersi di spalle, tenendo ben saldo uno dei piedi e applicando la forza direttamente con il dorso.
Le misure preventive consistono nella valutazione dell’impegno muscolo-scheletrico durante l’attività lavorativa con sistemi di analisi di posture e di modelli biomeccanici che misurano l’esposizione al carico di lavoro fisico fornendo una analisi indiretta delle sollecitazioni a cui vengono sottoposti il rachide e le principali articolazioni del corpo.
Con la sorveglianza sanitaria deve essere poi effettuato un accurato esame clinico-funzionale del rachide con eventuali approfondimenti radiologici per stabilire l’idoneità degli operatori sanitari a mansioni che comportino movimentazione e sollevamento di degenti o altri pesi. Il personale deve essere inoltre sottoposto a visite periodiche sia per il riconoscimento precoce di alterazioni legate alla mansione svolta sia per impedirne l’aggravamento che per consentire una adeguata riabilitazione motoria.